Una politica ambientale
L’ambiente sempre sotto i piedi… risolviamo la situazione
Come per quasi ogni cosa anche la questione ambientale non è vista da tutti allo stesso modo e ciò rende molto difficile risolvere i problemi, anche e spesso gravi. Tutti hanno un’infarinatura sull’effetto serra, l’inquinamento, il buco nell’ozono, i rifiuti eccetera ma di preciso pochi saprebbero affrontare una discussione di questi argomenti soprattutto quando compaiono i dati scientifici. Sembrerebbe relativamente facile affrontare i problemi legati all’ambiente, ma in realtà è talmente difficile che spesso il problema non si risolve o viene insabbiato. In Italia poi parlare d’ambiente quando ci sono mille altre faccende da risolvere (servizi malfunzionanti o assenti, mancanza di fondi, rincari e arretratezza…) a prima vista sembrerebbe un grave errore, invece non è così. Oggi, parlo dell’Italia, il ministero dell’ambiente non è certo importante come quello dell’economia e della sanità e non fa certo pressioni per far approvare leggi a favore dell’ambiente: non si parla dunque di ridurre le emissioni nocive o di ridurre l’impatto ambientale delle centrali elettriche. D’altronde neanche a livello UE si discutono tali argomenti relegati all’ultimo posto o quasi. Molti diranno che è stato firmato il Protocollo di Kyoto per ridurre di almeno il 6% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del ’92: primo, è troppo poco il 6% per realizzare un cambiamento sostanziale a livello mondiale; secondo, non si sta facendo nulla nemmeno per quel misero 6%, anzi le emissioni sono in aumento continuo; terzo, non tutti i Paesi del mondo hanno sottoscritto l’impegno. Credere che entro il 2012 si realizzerà un’inversione di tendenza è alquanto ottimistico, vista la situazione attuale, anche se la speranza è l’ultima a morire.
Non finisce qui, infatti molte persone non credono che il pianeta sia in riscaldamento e altri affermano che non vi è un’evidenza scientifica della responsabilità umana sull’effetto serra, mentre altri ritengono troppo impegnativo per l’economia una riduzione delle emissioni. Qui ci vuole un impegno concreto da parte di tutti, a cominciare dagli uomini politici, per una politica ambientale che promuova le industrie pulite o quantomeno rispettose dell’ambiente e che favorisca le «azioni» pulite (installazione di pannelli fotovoltaici, evitare sprechi…). Nessun politico oggi parla di ambiente seriamente, forse perché è un argomento scomodo che intacca gli interessi di troppe persone, forse quando le cose peggioreranno ancora di più lo si capirà meglio…
Ci vuole una sinergia che riguardi il ministero dell’economia, dell’ambiente, della giustizia ecc., insomma è necessario un programma politico che punti anche a risolvere o ad alleviare i problemi legati all’ambiente: è quello che manca.
Vorrei fare infine una considerazione per rispondere alle persone del paragrafo evidenziato: anche se fosse vera l’opinione opposta a quella qui esposta, l’introduzione ogni anno di oltre 6 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera non giova certo al pianeta (e agli uomini, visto che ogni anno migliaia di persone muoiono per cause legate all’inquinamento); per cui ridurre le emissioni è pur sempre un investimento per offrire un futuro meno problematico e più sano alle future generazioni che altrimenti si ritroveranno con montagne di rifiuti da smaltire, aria e acqua inquinate, problemi climatici e ambientali. Ogni centesimo speso oggi sarà ripagato domani con il risparmio dovuto ai danni ambientali evitati. Cerchiamo dunque di favorire chi rispetta l’ambiente e di far pressioni su chi è responsabile (politici…); ricordiamoci però che il futuro lo stiamo già costruendo ora e non pensiamo “tanto non cambierà mai nulla…” perché così veramente non cambierà mai nulla.