Riflessioni sulla questione morale e sui finanziamenti ai partiti
La questione morale di cui si sta parlando nel mondo politico in questi giorni non e’ nuova, anzi già nel 1981 Berlinguer affermava che i partiti avevano occupato lo Stato
Ogni qualvolta la magistratura apra un’inchiesta su amministratori locali o nazionali si alza il polverone: la politica rimane scandalizzata dall’idea che si possa anche solo dubitare della sua (presunta) onestà, si parla così di un’improvvisa questione morale.
Il problema che attanaglia i partiti e’ la necessità di ottenere finanziamenti ed era stato quindi introdotto nel ’74 il finanziamento pubblico: in realtà si rivelò inutile/insufficiente visto che nel ’92 venne alla luce tangentopoli, un uso sistematico dei finanziamenti illeciti tramite tangenti. In seguito questo sostegno economico venne abolito con un referendum: i partiti per pochi anni si alimentarono grazie alle donazioni dei privati, mai sufficienti per portare avanti queste massicce strutture di potere. Nel ’97 il governo Prodi introdusse il cosiddetto rimborso elettorale, rinvigorito notevolmente poi dal II° governo Berlusconi nel 2002 con un’approvazione bipartisan. Il sistema e’ rimasto oggi invariato: i partiti ottengono 1 euro ogni anno per ogni elettore, compresi coloro che non vanno a votare, e assegnati separatamente per le elezioni di Camera, Senato, Regioni e Parlamento Europeo.
Certamente la democrazia ha un costo notevole, ma il flusso di denaro che la classe politica riceve non e’ esiguo: evidentemente non basteranno mai…
I partiti hanno inoltre un potere tale che permeano lo Stato e la società in tutti i loro ambiti, grazie alla proliferazione di nomine dirette (RAI, ASL…) e indirette (la spinta politica vale infatti più del merito).
Col passaggio dalla prima alla seconda Repubblica abbiamo assistito a un fenomeno paradossale: mentre prima la classe dirigente possedeva un senso dello Stato, anche se di facciata, oggi pare che si interessi più dei propri problemi partitici/personali piuttosto che risolvere quelli veri, sentiti dalla gente. D’altra parte, ed ecco il paradosso, esisteva un mondo occulto di scambi di favori (tangenti) tra imprenditoria e politica che, illudendoci forse, si e’ dissolto come modalità sistematica.
Il problema oggi e’ la pericolosità della coincidenza tra crisi economica e politica (anti-politica crescente) che portano insoddisfazione ed esasperazione negli elettori. La cosiddetta casta avrebbe tutti gli strumenti e le possibilità per allentare l’indignazione forte che il popolo italiano ha nei suoi confronti. Alcuni esempi: ripristinare almeno una preferenza nelle elezioni di Camera e Senato; ridurre certi privilegi assurdi dei parlamentari; assumere posizioni non faziose, demagogiche o ideologiche; completare riforme serie e un po’ più condivise; non demonizzare l’avversario.
Purtroppo sia a destra che a sinistra non si vedono spiragli di ottimismo… Siamo troppo idealisti e puntiamo troppo in alto? Forse. Ma per questo dobbiamo arrenderci? Credo proprio di no.
Carlo Guglielmo Vitale