CGV

5 luglio 2006

La serie “Jurassic Park”, grande successo in declino?

Analisi del declino della serie di film "Jurassic Park" e delle tecniche di produzione.

Titolo provvisorio [La serie “Jurassic Park”, grande successo in declino?]

Con la nascita del formato dvd è diventata realtà la possibilità di entrare nel “dietro le quinte” (termine ormai sostituito dall’inglese “making of”): quasi tutti i dvd in commercio infatti contengono una sezione dedicata che svela i segreti di un film. Come per quanto riguarda l’impaginazione dei giornali o la creazione di un videogioco (di cui ho un minimo di esperienza o conoscenza), anche la produzione cinematografica è notevolmente complessa: a prima vista però tutto sembra “naturale” e raramente immaginiamo la loro complessità. Quando ci svelano il lavoro che esiste dietro il prodotto finito rimaniamo a “bocca aperta”. Ora intendo focalizzare l’attenzione sui film, in particolare quelli ricchi di effetti speciali, i più complessi a mio avviso, del tipo “Jurassic Park”.

Il primo episodio (1993) rappresenta una svolta nel campo del cinema: nessuno aveva mai creato un film così realistico e originale. Fino ad allora film di questo tipo avevano puntato sul lato mostruoso dei dinosauri, ignorandone l’aspetto concreto e scientifico. All’inizio non si pensava affatto all’impiego dell’animazione digitale ma di utilizzare la classica tecnica, utilizzata ad esempio in “Gli Argonauti” (1963), che consiste nel muovere a mano dei modelli in scala riprendendo singoli fotogrammi con speciali telecamere a ripresa rallentata, così da rendere l’illusione del movimento. Nonostante i progressi conseguiti in questa tecnica i movimenti dei dinosauri erano ancora troppo artificiali e i fotogrammi mai sfuocati (impossibile nei movimenti reali). Il grande regista Spielberg decise di provare la neonata animazione digitale (detta “CGI”), che grazie a “Jurassic Park” subì una forte accelerata. La “CGI” all’epoca non era mai stata utilizzata per esseri viventi bensì per liquidi o metalli dalle sembianze reali (come in “Terminator” o “Abyss”), dunque era una sfida enorme di cui non si conosceva l’esito. Furono utilizzati i più potenti computer del tempo e si ricorse a dispositivi di input creati appositamente, che resero molto più semplice l’impartizione dei comandi ai modelli virtuali (invece di utilizzare la tastiera). Diversamente da quanto si potrebbe pensare non ci si avvalse esclusivamente del computer, infatti la CGI ha evidenti pregi ma il fatto che gli attori debbano immaginarsi un dinosauro rende altrettanti disagi, e furono progettati veri e propri robot. L’impiego di due tecniche apparentemente incompatibili continuò nel secondo (1997) e pure nel terzo (2001) episodio, a dimostrazione che il computer non può sostituire in modo esaustivo tutte le “arti” manuali. Nel secondo film “Il mondo perduto” furono costruiti due robot enormi dal peso di 8 tonnellate ciascuno, riproducenti maschio e femmina del Tirannosauro Rex: queste macchine erano comandate a distanza da più persone in modo da creare movimenti realistici; la intrinseca pericolosità di questi dinosauri meccanici rendeva necessaria la presenza di minor personale possibile durante le riprese. Nel terzo e ultimo episodio, chiamato semplicemente “Jurassic Park III”, fu sostituito il famoso T-rex con il meno noto, ma ben più temibile, Spinosauro: lungo 17 metri, con una bocca che ricorda un alligatore e una cresta di ben due metri sulla spina dorsale. Il “bestione” robot fu sottoposto, durante una ripresa, ad un forte rischio di danneggiamento a causa dell’intensa pioggia, tanto che la scena fu girata per ultima per paura. I robot utilizzati infatti, come tutti i macchinari elettrici, possono avere corti circuiti o altri danni irrimediabili se bagnati come in questo caso.

Purtroppo l’ultimo film, a differenza dell’enorme successo del primo e del secondo diretti da Spielberg e basati sugli omonimi romanzi del grande Crichton, non ebbe il successo sperato: vuoi per il minor calibro del regista Jhonston, vuoi per una trama mal costruita e piatta (questa volta senza il supporto di Crichton per quanto riguarda il soggetto), vuoi per una serie ormai esaurita. Gli incassi rivelano questo “flop”: mentre il primo “Jurassic Park” raggiunse quasi un miliardo di dollari, il secondo circa seicento milioni, l’ultimo “solo” circa trecento milioni.

Da indiscrezioni della rete pare che sia in fase di pre-produzione un altro episodio, ancora privo di una riga di sceneggiatura, di cui si sa ben poco: Crichton non collaborerà al film e il regista non sarà Spielberg. Dopo il ridotto successo riscosso tra il pubblico e soprattutto tra i critici, mi meraviglio di questa volontà di proseguire la saga e personalmente non riesco a immaginare una trama originale e appassionante. La produzione è prevista per il 2007, staremo a vedere.