CGV

2 aprile 2008

La frammentazione politica in questa campagna elettorale 2008

Analisi della frammentazione partitica in Italia e delle sue conseguenze.

La frammentazione politica in questa campagna elettorale 2008

Una breve analisi sulla frammentazione partendo dalla Prima Repubblica

In questa campagna elettorale 2008 sono emerse alcune tendenze impreviste: la dimostrazione che per cambiare il sistema dei partiti la legge elettorale non e’ tutto, l’avvicinamento dei partiti più grandi verso il centro, una maggiore polarizzazione ideologica dei partitini e una conseguente tendenza all’irresponsabilità’ di quest’ultimi.

Il problema italiano della frammentazione partitica si e’ sviluppato a partire dal 1992 con la cosiddetta Seconda Repubblica (tecnicamente non esiste, la costituzione infatti non ha subito modifiche nella sua parte essenziale): fino a quel momento infatti il sistema politico era caratterizzato da un pluralismo polarizzato (secondo la teoria di Sartori) con non più di una decina di formazioni. La DC monopolizzava il Centro insieme a piccoli partiti (come il Partito Liberale) mentre agli estremi dello spettro politico rimanevano PCI e MSI, due partiti molto ideologizzati, con un baricentro complessivo del sistema spostato a sinistra a causa del maggior peso del PCI.

Con la scomparsa dalla scena nel ’92 della DC il Centro si e’ liberato ed e’ stato presto occupato in parte dalla nuova formazione FI, in parte dalla nascita di piccoli partiti dalla scia della DC e progressivamente dalla depolarizzazione di PCI e MSI.

Ma veniamo ad oggi: fino al 2006 il sistema era caratterizzato dalla presentazione alle elezioni di coalizioni piuttosto eterogenee con l’obiettivo di ottenere una maggioranza, nel frattempo la frammentazione e’ cresciuta notevolmente. Nel corso degli ultimi mesi e’ successo qualcosa di imprevedibile: pur senza cambiare la legge elettorale il sistema politico e’ mutato. Si dibatte se la frammentazione debba essere ridotta quasi chirurgicamente dall’alto, con una corretta legge elettorale, oppure attraverso altri meccanismi che favoriscano la riduzione dei partiti in modo non autoritario: quest’ultima opzione e’ da preferire, nonostante sia più complesso.

I fatti degli ultimi mesi dimostrano che il sistema può cambiare anche senza modificare la legge elettorale (anche se ne e’ auspicabile una nuova): la frammentazione in realtà non e’ diminuita molto, ma si e’ avviata un’inversione di tendenza. Evidentemente il PD ha giocato un ruolo non indifferente: ha dato la spinta decisiva per la fusione di Forza Italia e Alleanza Nazionale nel Popolo delle Libertà, di cui si parlava da molto tempo, e ha indotto i vari partiti della sinistra radicale a unificarsi nella Sinistra-Arcobaleno. Ha sovvertito questa tendenza la nascita di nuove formazioni politiche: La Destra, Sinistra Critica, Partito Comunista dei Lavoratori, Liberal-Democratici, Movimento Politico dei Cittadini (lista Per il Bene Comune), Unione Democratica per i Consumatori e la nuova Democrazia Cristiana…

Un altro punto su cui vale la pena riflettere, a mio parere, e’ l’evidente polarizzazione di molti nuovi piccoli partiti: da La Destra a Sinistra Critica fino al Partito Comunista dei Lavoratori. Ascoltando i discorsi e leggendo le proposte di queste formazioni ci si rende conto della forte presenza di un’ideologia di stampo comunista-marxista o post-fascista, a seconda del tipo di partito. Emergono dunque proposte inattuali e irrealizzabili, tipiche delle cosiddette “opposizioni irresponsabili” della Prima Repubblica: la certezza di non dover governare comporta la libertà di promettere qualunque cosa, dunque una certa “irresponsabilità” per questi partiti.

Due diversi orientamenti affiorano dall’attuale sistema politico: i partiti più si grandi si compattano e si avvicinano al Centro, mentre quelli più piccoli, spesso nati da correnti interne ai partiti già in campo, per ottenere visibilità si dispongono ai margini dello spettro.

A questo punto appare comprensibile la necessità del cosiddetto “voto utile” proposto in queste settimane da Berlusconi, e implicitamente da Veltroni: votando uno dei due infatti daremo una spinta decisiva verso una riduzione di questa eccessiva frammentazione.

Carlo Guglielmo Vitale