I-Doser, droga in mp3? Una bufala!
Tutto e’ cominciato martedì 1 luglio quando un lancio dell’agenzia ANSA [http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/internet/news/2008-07-01_101187194.html\] annuncia il fenomeno delle cyber-droghe, come rilevato dal Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza. La prima redazione a rilanciare l’allarme e’ il sito internet del TGcom [http://www.tgcom.mediaset.it/tgtech/articoli/articolo420092.shtml\]: starebbe sbancando in Europa il fenomeno I-Doser, ovvero droga virtuale. Le dosi sarebbero sotto forma di infrasuoni in mp3, disponibili su siti web a pagamento o gratuitamente sulle reti P2P (peer-to-peer), in grado di alterare lo stato mentale degli ascoltatori. Questi files, prosegue l’articolo, se ascoltati in cuffia creerebbero lo stesso effetto delle droghe tradizionali e sarebbero regalati la prima volta, in seguito ceduti a pagamento: il pericolo sarebbe inoltre la speculazione da parte del crimine organizzato.
Nel giro di poche ore la notizia fa il giro delle più note testate [http://news.google.com/news?tab=wn&ned=it&hl=it&ned=it&ncl=1233953148&scoring=n\]: tutti gli articoli sono però pressoché simili e nessuno approfondisce la questione.
Il giorno dopo la bolla inizia a sgonfiarsi ma, come di solito avviene, la correzione di una falsa notizia non riscuote il successo della stessa. Sarà solo “Il Messaggero” [http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=26989&sez=HOME_SCIENZA\] a riportare il punto di vista di un esperto in materia, il neurofarmacologo Nava, direttore del Comitato scientifico nazionale di Federserd (federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze). Il direttore afferma che “Non ci sono studi scientifici o report anche aneddotici che possano far pensare che alcune musiche possono determinare fenomeni neurobiologici del tutto simili a quelli prodotti dalle più pericolose sostanze d’abuso. E’ una trovata commerciale ideata da astuti e loschi personaggi, con il solo scopo di arricchirsi sfruttando la credulità e la voglia di sballo a ogni costo di alcuni ingenui giovani cibernauti”.
Grazie all’indagine e alle riflessioni del noto sito web anti-bufala Attivissimo.net [http://attivissimo.blogspot.com/2008/07/mp3-droganti.html\], l’intera notizia sull’I-Doser viene smontata pezzo per pezzo. Molti si erano comunque già resi conto della stranezza della news, come dimostrano i numerosi commenti dei navigatori.
Vediamo insieme alcuni elementi:
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si parla di infrasuoni in mp3, dimenticando che la compressione di un file audio in questo formato si basa invece sul taglio delle incriminate basse frequenze non udibili.
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i normali altoparlanti, nonché le cuffie, non sono in grado di riprodurre gli infrasuoni.
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le dosi sono files riproducibili, facili da reperire sulle reti P2P, quindi l’ipotesi di un’eventuale speculazione da parte della criminalità organizzata non regge. Inoltre non vi e’ nessuna dipendenza dal pusher, come avviene al contrario con le droghe.
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Ascoltare qualunque tipo di suono non e’ fattispecie di nessun reato, allora la Guardia di Finanza non dovrebbe interessarsene.
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Dal punto di vista scientifico il fenomeno si chiama binaural beat [http://en.wikipedia.org/wiki/Binaural_beats\] e consiste nell’ascolto di un suono in ogni cuffia a frequenza leggermente diversa (es. 320Hz e 325Hz) e non solo di infrasuoni.
Concludendo ci domandiamo, retoricamente, perché nessun giornalista si sia documentato prima, perché e’ stato dato tutto questo risalto ad una notizia non verificata e soprattutto per quale motivo, dopo la smentita, solo pochissimi siti web o testate hanno sentito l’esigenza di informare il pubblico della verità? Le risposte le sappiamo tutti: una notizia di tale calibro ottiene molta audience e si presume che i lanci di agenzia non siano da verificare; inoltre la notizia della smentita avrebbe screditato giornali e giornalisti.
Aggiornamento Il 4 luglio sul sito Datamanager.it [http://www.datamanager.it/articoli.php?idricercato=26181\] viene pubblicato un articolo che da nuova linfa alla notizia: nonostante però i vari riferimenti ad articoli scientifici, il cuore della questione rimane invariata. L’unica cosa da dire e’ che il suono, soprattutto a bassa frequenza, può avere degli effetti di disturbo sul cervello; ma non c’e’ nessun allarme o novità, ne tantomeno l’I-Doser e’ un fenomeno di massa. Con tutto questo movimento invece tali cyber-droghe sono venute alla luce, mentre prima quasi nessuno ne aveva conoscenza, almeno in Italia.
Carlo Guglielmo Vitale