Crescita e sviluppo nel Terzo Mondo
La maggior parte dei Paesi del mondo non gode di un’economia sviluppata al livello dei Paesi occidentali e laddove vi sono alti tassi di crescita annui, pensiamo alla Cina o all’India, non e’ immediato parlare di sviluppo. E’ qualcosa di più complesso, dato non solo dalla semplice crescita economica, che può essere rappresentato sinteticamente dal cosiddetto HDI, ovvero indice di sviluppo umano. E’ calcolato come media di tre fattori relativi alla speranza di vita, al livello di istruzione e al PIL procapite. I Paesi con il più basso tasso HDI si trovano concentrati nel cuore dell’Africa, con valori inferiori allo 0,4 (il valore massimo e’ 1) e sono anche quelli dove ancora si muore letteralmente di fame. I tre valori che compongono l’indice riflettono la situazione socio-politica ed economica di un Paese: la speranza di vita dipende sia dalle condizioni igienico-sanitarie sia dalle condizioni alimentari; il PIL pro capite indica in modo approssimativo il reddito medio, ma non rivela il grado di sperequazione esistente che può deformare il valore se elevato; il livello di istruzione è una variabile importante poiché tanto più e’ elevato più e’ avanzata la società in questione.
Ma da cosa dipendono queste profonde differenze tra le varie regioni del mondo? Vi e’ innanzitutto un problema di ordine istituzionale: il sistema politico è molto spesso instabile, laddove esiste una struttura statale, a ciò si accompagnano fenomeni di corruzione e forti debiti nei confronti di Stati esteri nonché fenomeni dittatoriali. Spesso le democrazie di questi paesi sono solo formule di facciata, la presenza di elezioni non può esserne l’unico elemento caratterizzante. Nei Paesi più poveri è molto difficile far decollare la crescita e lo sviluppo a causa del livello di reddito molto basso: come punto di partenza e’ necessaria una dose minima di risparmio, impossibile senza aiuto esterno se i guadagni neppure garantiscono la sussistenza. Un altro punto cruciale, anche se apparentemente superfluo, e’ la comunicazione intesa non solo come infrastrutture fisiche, ma anche telefonia e internet la cui assenza o scarsa diffusione oggi possono limitare certe attività. La mancanza di strutture educative e sanitarie è un problema molto grave che dal punto di vista economico riduce il capitale umano e quindi la produttività, mentre dal punto di vista umano riduce le aspettative di vita. Il punto di svolta per i Paesi fortemente sottosviluppati è l’alimentazione: se si risolvesse almeno questo problema automaticamente migliorerebbe l’intero quadro. Attualmente il nodo da sciogliere non è la quantità di alimenti bensì la sua distribuzione, dipendente in parte dai prezzi al dettaglio dei prodotti agricoli ma non solo. La questione e’ complessa e multi causale ma si può fare sempre qualcosa come dimostra l’impegno costante delle ONG e delle ONLUS.